Nell’editoriale di oggi parliamo di una profezia che si autoavvera: Donald Trump che, offeso per l’irriconoscenza, dal suo punto di vista, del leader ucraino Volodymyr Zelensky, ha sospeso nella giornata di lunedì 3 marzo ogni possibile aiuto militare all’Ucraina, dagli armamenti alle munizioni, sinché il leader del Paese in guerra non cederà alle condizioni di pace impostegli dalla Casa Bianca. Questo non farà, ovviamente, che avvantaggiare Vladimir Putin e la macchina da guerra del Cremlino. Cerchiamo di capire assieme il perché.
L'approfondimento di oggi è dedicato al Medio Oriente e in particolare al conflitto tra la Turchia e il Partito dei Lavoratori del Kurdistan noto come PKK e considerata dallo Stato turco un'organizzazione terroristica. Gli attacchi e le violenze tra questi due attori vanno avanti ininterrottamente dall'inizio degli anni Ottanta, diversi anni dopo la nascita del PKK grazie anche al suo leader, attualmente in carcere, Abdullah Ocalan e che aveva come scopo inizialmente quello di creare uno Stato indipendente per i curdi, una popolazione che si trova in alcuni Paesi del Medio Oriente tra cui anche la Turchia. Ripercorriamo la storia di questo conflitto fino agli ultimi aggiornamenti e dei segnali di distensione del PKK prima con il suo leader e fondatore Ocalan che ha chiesto il disarmo e lo scioglimento dell'organizzazione, e poi con lo stesse milizie che hanno annunciato un cessate il fuoco con la Turchia.
In chiusura infine parliamo degli Stati Uniti che hanno infine imposto dazi del 25% su Canada e Messico, della folla investita nella cittadina tedesca di Mannhein da una persona a bordo di un auto, dell'incendio che va avanti da diversi giorni nella prefettura di Iwate in Giappone, del nuovo governo austriaco ufficialmente in carica e della nomina del nuovo cancelliere, il leader dei popolari di destra Christian Stocker.
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