Grazie alle estreme destre, Netanyahu è più forte di prima
26 marzo 2025
In apertura di puntata cerchiamo di fare il punto della situazione sui negoziati per la guerra in Ucraina, alla luce dei tre giorni di summit in Arabia Saudita e dell'accordo tra Stati Uniti e Russia, e Stati Uniti e Ucraina, come confermato dai comunicati pubblicati nella giornata di ieri; su diversi dei punti i due accordi sono uguali, ma nel caso di Mosca, il Cremlino ha esplicitato alcune condizioni necessaria all'entrata in vigore della tregua.
La parte centrale è dedicata alle conseguenze della ripresa degli attacchi e dei bombardamenti nella Striscia di Gaza che, da quanto Israele ha interrotto il cessate il fuoco, hanno provocato la morte di oltre 700 palestinesi. Quello che sta accadendo a Gaza si riflette anche su Israele a livello politico e in particolare sul governo del primo ministro Benjamin Netanyahu: la fine del cessate il fuoco è coincisa infatti con il rientro nella coalizione dell'estrema destra. Questo cambio ha permesso alla maggioranza di riacquistare più forza per approvare il bilancio dello stato per l'anno corrente, evitando il rischio delle elezioni anticipate, e di poter allontanare e licenziare figure ostili e critiche all'operato del governo. Tutto questo mentre la popolazione israeliana protesta contro Netanyahu e la sua maggioranza, accusati di non fare abbastanza per i rimanenti ostaggi in mano ad Hamas.
In coda infine torniamo sul caso Signal perché il consigliere per la sicurezza nazionale degli Stati Uniti Michael Waltz si assume tutte le responsabilità della vicenda mentre Donald Trump minimizza la questione, dell'attacco aereo condotto dall'esercito regolare in Sudan in un mercato nella regione del Darfur che ha provocato la morte di oltre 60 persone, degli incendi che da giorni stanno colpendo le regioni meridionali della Corea del Sud.