L'editoriale è dedicato all’Overshoot Day, cioè quel giorno dell’anno in cui l’umanità consuma una quantità di risorse pari al totale di quelle che il pianeta riesce a produrre in un anno. Stavolta è oggi, 24 luglio, e se ne parla anche perché nei giorni scorsi la Corte di Cassazione ha stabilito che sì, si può fare causa a un’azienda (e allo Stato) per i danni legati al cambiamento climatico, mentre la Corte Internazionale di Giustizia ha affermato che gli Stati del mondo hanno l’obbligo di non nuocere al clima con le proprie emissioni, riconoscendo la minaccia climatica come esistenziale e urgente.
Nel blocco centrale trattiamo della fame a Gaza, di cui si parla ormai da mesi, soprattutto da quando Israele ha chiuso l’accesso alla Striscia a qualsiasi organizzazione umanitaria che non sia la Gaza Humanitarian Foundation, i cui centri di distribuzione sono spesso teatro di tragiche morti per mano dell’esercito. Negli ultimi tempi però la questione non riguarda più solo i civili, ma anche operatori umanitari, giornalisti, e in generale chiunque viva nella Striscia. Perché, dunque, le Nazioni Unite non dichiarano lo stato di carestia? Ma soprattutto: cambierebbe qualcosa?
In chiusura parliamo del Senato che ha approvato all’unanimità il disegno di legge che istituisce il reato di femminicidio, dei nuovi scontri tra Thailandia e Cambogia, del terzo round dei negoziati di pace tra Russia e Ucraina a Istanbul, della multa pagata dalla Columbia University al governo statunitense per non aver protetto abbastanza gli studenti ebrei, e dell’inchiesta dell’amministrazione Trump contro Harvard sui criteri di ammissione degli studenti stranieri.