Nell’editoriale di oggi parliamo della "corte di Trump", paragonata a Azatoth (personaggio dello scrittore H. P. Lovecraft), una figura caotica e potente il cui risveglio potrebbe avere conseguenze disastrose. La sua “corte” di leader e alleati mondiali funziona come un cerchio di musicisti che cercano di mantenerlo controllato e soddisfatto, assecondandone le decisioni. Questo comportamento influenza le scelte politiche internazionali: dall’Ucraina all’Europa, con leader come Meloni, Zelensky e altri che spesso si trovano a seguire le direttive statunitensi, anche a costo di compromessi economici o diplomatici. L’editoriale sottolinea la dinamica di potere, paura e asservimento che guida le relazioni globali sotto Trump.
Il centrale di oggi invece è dedicato agli ultimi sviluppi della guerra tra Russia e Ucraina, dopo una settimana di forti movimenti diplomatici. Il presidente Zelensky è volato negli Stati Uniti per incontrare Trump, sperando di ottenere la fornitura dei missili Tomahawk. Tuttavia, il bilaterale è stato preceduto da una lunga telefonata tra Trump e Putin, che avrebbe raffreddato i rapporti tra Washington e Kyiv. Subito dopo, Trump ha dichiarato che la regione del Donbass dovrebbe essere “suddivisa”, con gran parte consegnata a Mosca, come possibile via per la pace. Intanto l’Unione Europea valuta l’uso degli asset russi congelati per finanziare un prestito da 140 miliardi di euro all’Ucraina, mentre sul campo continuano gli attacchi alle infrastrutture energetiche, colpendo centrali elettriche e raffinerie in entrambi i Paesi.
Nella coda infine trattiamo alcune notizie internazionali di rilievo. In Giappone è stata nominata la prima donna prima ministra, Sanae Takaichi, leader del Partito Liberal Democratico. Nell’Unione Europea, Kaja Kallas annuncia la sospensione degli sforzi verso le sanzioni contro Israele, legata ai recenti sviluppi del cessate il fuoco. In Francia, l’ex presidente Nicolas Sarkozy inizia a scontare cinque anni di carcere per associazione a delinquere, contestando sia condanna sia l’incarcerazione prima dell'appello. In conclusione, in Myanmar la giunta ha smantellato una scam city al confine con la Thailandia, liberando 2.200 lavoratori forzati e sequestrando infrastrutture di comunicazione.
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